giovedì, settembre 30, 2004

e già si comincia...

Secondo giorno dal rientro delle rapite, e già comincia l'uso della faccenda per fini di politica interna, alla faccia dell"unità nazionale contro il terrorismo".
Non che io sia una verginella: a un certo livello tutto è politica, ma vedere come anche i media si prestano al gioco al massacro è avvilente.
Uno per tutti, il titolo di oggi del Corriere.it: "Torretta tace sul governo e Croce Rossa". Et voila.
Ossia, fine del break, di nuovo tutti ai posti di combattimento, signori, ché tra due anni ci sono le elezioni...
Non so cosa dovrebbe succedere in questo paese (anche se è un trend desolatamente comune, a varie gradazioni, in tutto l'occidente) perchè ci si renda conto che là fuori c'è un nemico, vero, irriducibile, e che non vuole cheneso la fine della povertà o la pace nel mondo, ma la nostra morte o schiavitù. E che di fronte a questa prospettiva, il fatto di chi sta al governo è effettivamente irrilevante: gli Zapatero possono comprarsi qualche mese o anno di immunità calando le braghe, ma se l'obbiettivo del nemico è assoluto, anche la risposta nostra deve essere assoluta. Come negoziare con chi crede di fare il volere di dio?
Forse è meglio che tutti ce lo mettiamo in testa, e non ci scordiamo la lezione di Clausewitz, che gli arabi sembrano avere imparato meglio di noi.

mercoledì, settembre 29, 2004

il civilizzatore richiamo di Mammone

Dio è morto, Allah pure, le ideologie sono finite.
Ma Mammone, il Dio Denaro, vive e prospera. E forse, ogni tanto, salva la pelle a qualcuno...
Che sollievo infatti scoprire che i rapitori delle italiane erano solo attaccati al soldo.
Se fossero stati i soliti ragazzotti sauditi adoratori di un Allah-signore della Morte, credo che le due poverette avrebbero fatto ben altra fine.

E ora, mi viene da pensare al fatto che siamo abituati a pensare a chi agisce per denaro come moralmente peggiore di chi agisce per convinzione o fede religiosa.
Forse che (l'idea non è certo mia, credo sia stata enunciata da Weber per la prima volta) il concetto di denaro rappresenti invece l'unico punto possibile di contatto su cui costruire rapporti con civiltà tanto vicine ma tanto distaccate dalla nostra come quella islamica?

In ogni caso, la morale è: meglio non fidarsi di chi cerca l'utopia. Con chi cerca il guadagno, almeno, in genere ci si può accordare...

martedì, settembre 28, 2004

lo stellone e l'happy ending

Momento di autocritica: evidentemente ero stato troppo cinico nel giudicare i rapitori delle 2 Simone. A quanto pare erano soltanto dei bravi quaglioni interessati a un (dis)onesto guadagno. Rimango infatti della mia idea: che se fossero stati rapitori ideologici, come si credeva all'inizio, a quest'ora avremmo notizie ben peggiori.
Con il senno di poi, la stessa carenza di notizie rimanda a un gruppo interessato a rivelare meno indizi possibili, per capitalizzare con le trattative segrete. Ma questa è dietrologia, mi rendo conto.
Quindi, complimenti a tutti: ai negoziatori, all'opposizione italiana che per una volta non ha dimostrato il solito cinismo irresponsabile, persino a quegli esponenti musulmani che, mirabile dictu, si sono finalmente esposti per cercare di salvare le due ragazze.
Insomma, malgrado tutto, malgrado lo sfondo tragico che ancora costituisce l'Iraq del dopo-Saddam, malgrado i poveracci che ancora sono nelle mani dei terroristi, malgrado proprio tutto, stasera arrivano belle notizie dal Medio Oriente.
Non stapperò lo champagne, ma il tè della sera oggi ha un sapore migliore.
Chapeau.

benedetto sia Echelon

Noto, con una certa cattiveria, devo ammetterlo, l'entusiasmo con cui viene riportata la notizia (vedi link nel titolo) che "i satelliti" avrebbero captato la voce di una degli ostaggi italiani.

La notizia è di quelle buone, se non fosse che quelli che come me sono maledetti da una memoria decentemente lunga ricordano le battaglie condotte da ambienti politici vicini a quelli in cui militano le suddette ragazze contro Echelon, novello tentacolo del mostro imperialista americano. Che ironia se proprio da questo dovesse poi dipendere la loro salvezza...

sabato, settembre 25, 2004

cosa ne direbbe Cristo?

Notizia dal tg delle 20:00 su RAI 1: l'Osservatore Romano rinnova la condanna per i bombardamenti americani in Iraq, perchè "causano moltissime vittime civili, soprattutto bambini".

Giusto.

Sacrosanto.

Ma non ci sarebbe stata bene anche una parolina su quei guerriglieri che nascondono i loro covi in mezzo alla popolazione civile? Loro non meritano condanna? Evidentemente, per la nostra massima autorità religiosa farsi scudo di civili inermi non è un atto moralmente deprecabile.

Mi sbaglierò, ma posizioni del genere sembrano avere molto poco a che fare con la morale, e quindi la religione, e moltissimo con la politica.

Chissà Gesù che ne penserebbe...


metariflessioni

La scorsa settimana ho avuto un piccolo momento di gloria quando un mio post è stato preso come lettera del giorno sul forum di Allam sul Corriere.it.
Però, c'è subito stato qualcuno, una certa Selima se non vado errato, che ha ripreso il mio post travisandone peraltro il contenuto in maniera pressochè totale.
Non ho risposto sul forum perchè non ho avuto tempo (busy, busy days...), ma ora mi prendo i pochi minuti necessari.
1) prima che dalla mia bocca esca il concetto ("ripreso" da Selima) che gli unici che lavorano per la pace sono i musulmani moderati (chi?), i cattolici (come dire che gli agnelli lavorano per il macellaio) e i pacifisti (gente che ammazzerebbe la madre per calcolo politico), l'universo può finire per morte termica o collasso gravitazionale o altro armageddon a vostra scelta.
Se mi sentirete dire cose del genere, vuol dire che mi hanno drogato, torturato, minacciato di morte, o meno drammaticamente travisato completamente come ha fatto la suddetta Selima.
2) Il vero senso del mio post, salvi tutti i buoni sentimenti (ho davvero amici musulmani, brave persone, e ci tengo alla loro salute), è che bisognerebbe cominciare a "responsabilizzare" i musulmani su quello che significa il fatto che ogni giorno vengono commesse nefandezze da persone che si qualificano loro correligionari.
La solita tiritera del "chi fa questo non è un vero musulmano", a parte essere un formidabile esempio di pilatismo, non vuol dire assolutamente niente.
Quando cadono le normali leggi di convivenza civile, come potrebbe accadere se l'offensiva terroristica verso l'Occidente dovesse intensificarsi, non conterà nulla se i terroristi abbiano seguito i dettami del Corano o meno. Conterà soltanto che si sono identificati come musulmani. E a quel punto, nel calderone (metaforico ma forse nemmeno più di tanto) non conteranno distinzioni tanto fini. Conterà soltanto la bandiera, lo slogan. E' già accaduto e non vedo perchè non potrebbe accadere di nuovo.
Ergo, se i musulmani moderati, questa araba (haha...) fenice dei giorni nostri, vogliono davvero mettersi al riparo da possibili (oserei dire probabili) reazioni terribili agli atti compiuti dai loro correligionari terroristi, devono, dico devono, cominciare a considerare il problema come se fosse anche loro, perchè lo è!
E capire che, in guerra, la non-belligeranza può essere una forma di ostilità essa stessa.
Finora la guerra al terrorismo è stata condotta da parte nostra come una riedizione delle "guerre in merletti" del XVIII secolo, quando si cercava di limitare le vittime civili, reinventando un diritto bellico dopo i carnai del '600. Poi arrivò la Rivoluzione Francese e la levée en masse, e buonanotte rispetto dei civili.
E da lì fino a giungere al climax della seconda guerra mondiale con le sue decine di milioni di vittime, solo in minima parte combattenti, i lager, i gulag e i loro strascichi moderni.
Siamo davvero sicuri che tempi simili non potrebbero tornare anche da noi?
Ecco, dicevo, perchè se fossi un musulmano in Europa oggi farei di tutto, ma proprio di tutto, per dissociarmi dai terroristi. Chiamatemi pure cinico, ma io di certo non mi fiderei della intrinseca benevolenza degli europei: la storia depone a nostro sfavore.
Se avete degli amici islamici, fateglielo capire, prima che sia troppo tardi.
Per la loro pelle, ma anche per la nostra anima...

mercoledì, settembre 22, 2004

Ci sono neutrali e più neutrali...

Quando il bestiario della politica italiana sembrava non poter riservare più sorprese, ecco all'improvviso a rinnovare il cinismo di noi tutti la polemica CRI-Al Sadr.
Breve riassunto: il commissario della CRI dice in un'intervista che gli ospedali da loro gestiti in Iraq sono rispettati e protetti anche dalla milizia del Mahdi.
Apriti cielo: subito piovono attacchi a raffica su questa, peraltro a mio parere piuttosto innocente dichiarazione. Il mio preferito, anche se non mi ricordo l'autore, è stato "con che coraggio la Croce Rossa Italiana si fa difendere dagli stessi contro i quali hanno combattuto i nostri Carabinieri a Nassiriya?".
Ora, a parte l'imbarazzo nel notare certe vampate patriottiche da chi si professa antimilitarista, rimane un fatto: se si è neutrali si è neutrali.
Punto.
Basta.
A una persona non totalmente accecata dall'odio fazioso basterebbe questo semplice, basilare concetto.
Ma anche da un punto di vista squisitamente pratico, la polemica è di una stupidità affascinante. In che modo, per intenderci, la CRI avrebbe dovuto rifiutare la neutralità concessa da Al Sadr? Forse le crocerossine, offese dal terribile insulto, dovrebbero armarsi di moschetto e partire all'assalto di Najaf? O magari rifiutarsi di curare i malati del "nemico"?
Ora, a volte a proposito della faziosità della politica italiana (perchè non c'è dubbio che sia una polemica strumentale a questa) si invocano i guelfi e i ghibellini. Ma qui siamo a ben altri livelli. Altro che dialettica politica. Qui siamo circa alle liti da asilo infantile.
A quando il tirarsi i capelli, rompersi le macchinine a vicenda, o le minacce stile "mio padre può picchiare il tuo"?
Oddio, a pensarci ci siamo già...

martedì, settembre 21, 2004

il peso delle parole

Il fondo di Olimpio del Corriere.it di oggi sugli ostaggi decapitati in Iraq commette una leggerezza (almeno spero sia tale) lessicale piuttosto grave, ma molto comune in questo periodo.
Parlando delle vittime di Al Zarqawi, in fondo all'articolo le definisce "collaborazionisti".
Ora, già definire collaborazionista un americano che lavora per una ditta degli Emirati in Iraq mi sembra un'acrobazia concettuale, ma il punto vero è un altro.
Collaborazionista è un termine con una forte accezione negativa. Il fatto che venga usato in, spero, buona fede per un poveraccio che era lì per lavorare ed è stato sgozzato come un vitello, dimostra a quale basso quota morale navighi il nostro giornalismo in queste che non sono piccole cose, ma parole, ossia l'essenza stessa della comunicazione.
E poi mi nasce una domanda: se sgozzassero una delle due Italiane, sarebbero "collaborazioniste" anche loro, o tale termine si riserva solo per Inglesi e Americani? Sono curioso...
Ecco tutto.

lunedì, settembre 20, 2004

Chi saranno le vere vittime, alla fine?

Ho in mente, da alcuni mesi ormai, un pensiero un po' brutto.
Riguarda gli islamici, quelli "moderati", innocenti, che non praticano ma nemmeno ammettono la jihad contro gli infedeli. Quelli che spesso vivono tra noi e a volte sono persino nostri amici. Io personalmente ne conto qualcuno tra i miei.
Il pensiero è: mettiamo che la guerra si radicalizzi. Che quello che è stato fatto a Beslan, o peggio, domani si ripeta a Busto Arsizio o a Crotone. Che magari venga compiuto qualche atto persino peggiore, come le tanto paventate bombe sporche.
Temo che alla fine il cordone morale della tolleranza, guadagnato non ce lo scordiamo al prezzo di secoli di lotte religiose o civili o entrambi, si spezzi.
Ecco, mettiamo che l'Occidente venga colpito, ancora, in maniera intollerabilmente violenta.
Se sparassero a vostro figlio, il primo giorno di scuola, solo perchè sta bevendo un succo di frutta (è successo a Beslan), voi sareste sicuri di non diventare delle belve?
Ma chi sarebbero in quel caso le vittime?
Il tempo dei pogrom non è poi così lontano nella memoria dell'europa, e temo che basterebbe poco per tornare ai lager, questa volta contro i musulmani.
Perchè l'occidente è ancora egemonico nel campo della violenza organizzata. Solo che abbiamo delle, peraltro giustissime, remore morali a utilizzarla con efficacia, dopo il carnaio del XX secolo.
Se l'opinione pubblica fosse abbastanza scossa, siamo sicuri che non reagirebbe con bestialità? I Tedeschi non erano esattamente all'età della pietra quando un pazzo li ha convinti ad ammazzare una razza intera, e neanche aveva la scusa dei terroristi in mezzo a noi.
E dopo la lezione della Jugoslavia, possiamo permetterci di negare la possibilità che simili tempi bui ritornino?
Se io, oggi, fossi un musulmano laico o sinceramente moderato, che vive in europa, avrei paura.
Paura per i crimini che qualcuno che dice di essere come mi mi butta addosso. Paura che la bestia nera che cova nella coscienza dei popoli possa risvegliarsi.
Alla fine, pagano sempre di più gli innocenti.

Vittime di Beslan

Sembra complicato, ma in genere basta stampare il testo e portare all'ufficio esteri della vostra banca e sarà lui a capire.
Per controlli, www.ambrussia.it

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

IL CONTO BANCARIO PER
AIUTARE LE VITTIME DI BESLAN

BENEFICIARY/ACC.: RELIEFE FUND FOR VICTIMS OF TERRACT IN BESLAN
АСС. № 40911840200000000015
INTERMEDIARY: OJSCB ''AVTOBANK-NIKOIL''
L19048, EFREMOVA STR.8, MOSCOW, RUSSIA S.W.I.F.T.CODE: AVTBRUMM
CORRESPONDENT ACC: /USD/ ACC. № 30109840000011001260 AT AVTOBANK-NIKOIL
BANK OF BENEFICIARY: JSC ''BANK OF REGION DEVELOPMENT"
VLADIKAVKAZ, RUSSIA, NON SWIFT BIG CODE: REDVRU21

BENEFICIARY/ACC.: RELIEFE FUND FOR VICTIMS OF TERRACT IN BESLAN
ACC.№ 40911978800000000015
INTERMEDIARY: OJSCB ''AVTOBANK-NIKOIL''
L19048, EFREMOVA STR.8, MOSCOW, RUSSIA S.W.I.F.T. CODE: AVTBRUMM
CORRESPONDENT ACC: /USD/ ACC. № 30109978600011001260 AT AVTOBANK-NIKOIL
BANK OF BENEFICIARY: JSC "BANK OF REGION DEVELOPMENT"
VLADIKAVKAZ, RUSSIA, NON SWIFT BIG CODE: REDVRU21

i terroristi, bravi ragazzi

In un fine settimana non particolarmente intenso, almeno per i terribili standard degli ultimi tempi, l'attenzione dei media continua a essere concentrata (oltre che su Miss Italia e sulla Loren, of course) sul tema degli ostaggi in Iraq, con le solite contraddizioni tragicomiche.
Se non fosse per l'ansia di apparire, di far vedere al mondo che si sta facendo qualcosa (e naturalmente di legare a una causa giusta come la liberazione degli ostaggi anche la propria convenienzuccia politica...), infatti, non si spiegherebbero le continue manifestazione a favore della liberazione degli ostaggi. Magari sembrerò cinico, ma qualcuno di quei signori con fiaccole e bandiere della pace pensa davvero che la stessa gente che la mattina manda un ragazzotto imbottito di idee balorde e tritolo a farsi saltare in aria in mezzo a un mercato facendo una ventina di morti, dovrebbe poi la sera essere commossa vedendo le manifestazioni di solidarietà? Le bandiere della pace? I discorsi tipo "loro erano lì per aiutare il popolo"?
E perchè, i volontari della Croce Rossa Internazionale che la Eroica Resistenza Irachena (così definita a quei tempi, e senza ironia alcuna, da una buona fetta della sinistra italiana) fece saltare in aria nel 2003? Quelli cosa facevano, di grazia?
O De Meillo, l'inviato assassinato di quell'ONU che in Iraq c'è sempre stato, solo a bassa voce, checchè ne dica quel codardo di Annan, che per salvare il pessimo track record del suo segretariato e deviare le voci di partecipazione dei suoi parenti nello scandalo Oil for food non esita a soffiare sul fuoco della polemica.
Per non parlare dei turchi o dei nepalesi sgozzati: alla faccia di quelli che "ce la siamo voluta andando in guerra" o dei fautori delle soluzioni alla Zapatero.
Quindi, tutti non a condannare il rapimento, giammai: i Bravi Ragazzi con il coltello potrebbero innervosirsi. Blandiamoli invece, facciamo vedere che facciamo come loro ci chiedono (questo chiede, testualmente, Diliberto in un'intervista sull'ultimo numero di Panorama).
Dopotutto, sono bravi ragazzi: vedrete che se li trattiamo con un po' di amore ci ricambieranno...
Ora, voi ci scommettereste la vostra di testa?
Mi dispiace, ma io no.
Temo che le due ragazze siano già morte, vittime di una religiosità assassina e della loro stessa concezione della realtà, per certi versi lodevole ma cieca per altri, ora drammaticamente fondamentali. Temo questo perchè non credo che chi uccide innocenti senza rimorso, sia poi preso da incontrollabili istinti benevoli guardando delle manifestazioni in tv.
E temo che molte altre saranno le vittime di questa combinazione: gli agnelli che volontariamente vanno al macello, perchè i loro cattivi maestri gli hanno fatto credere che il nemico sia in fondo un amico e che la guerra sia una realtà gestibile e controllabile dai singoli.
Spero di sbagliarmi.

giovedì, settembre 16, 2004

Bush, i blog e i media

Non che io mi arroghi già seriamente la qualifica di blogger, dopo appena una dozzina di post, ma mi ha fatto piacere vedere come in America l'ultima campagna di menzogne fabbricate ad arte dai grandi media si stia rivelando un boomerang, e questo per merito di alcuni blog di privati cittadini.
Poco importa che il beneficiario sia Bush: un attacco infamante su prove contraffatte come quello della CBS sul servizio militare del presidente USA è schifoso chiunque sia a farlo e chiunque ne sia il beneficiario o l'obbiettivo.
Il fatto è che il trattamento della politica su ormai quasi tutti i media ha raggiunto un tasso parossistico di contraddizione: da un lato si vuole informare "l'uomo della strada" su praticamente ogni argomento, dall'altro il livello di approfondimento è assolutamente minimo, per cui intere importantissime crisi internazionali, ad esempio, vengono descritte a un livello che arrivando ad appena un modicum di approfondimento si rivela impreciso nella migliore delle ipotesi, se non addirittura contraddittorio. Si crea così una specie di vulgata che poi viene discussa, questa e NON la situazione vera, fino a diventare in un certo modo la realtà essa stessa.
Per cui la percezione è che si stia creando una specie di figura professional-istrionica di giornalista che non descrive o elabora la realtà, bensì la rappresentazione di essa che è stata fatta passare come verità acquisita al grande pubblico. E a questo modo si arriva allo scandalo CBS, dove un giornalista liberal, a evidenti fini di audience ed elettorali, ha pensato bene di fabbricarsi delle prove a conferma della tesi per cui Bush si sarebbe imboscato ai tempi del Vietnam.
Ma il peggio, se vogliamo, è che lo abbia fatto in maniera tanto sfacciata quanto infantile: ad esempio stampando il testo con una stampante per pc e i caratteri di Word, per un "documento" che si voleva scritto nel 1972!
Tuttavia...
Se basta ancora un pugno di persone volenterose e attente ai fatti per contrastare questa tendenza, forse c'è un po' di speranza nella lotta, e questa è pure una lotta bipartisan: per cui, cari amici, vigilate! (e perdonatemi questa chiusura stile manifesto di propaganda bellica, anno 1941... )

mercoledì, settembre 15, 2004

che parole di saggezza

Mi rendo conto che avevo promesso di tenere la politica italiana il più possibile fuori dal blog, ma credo che uno splendido (...) esempio di appeasement col terrorismo come quello odierno dell'onorevole D'Alema debba avere lo spazio che si merita.
Cito dal Corriere.it
"L'europarlamentare Massimo D'Alema dal Parlamento europeo di Strasburgo ha rivolto un appello al governo iracheno e alle forze della coalizione affinché si sospendano i bombardamenti in Iraq che «non aiutano a trovare un clima per il negoziato per salvare le persone tenute in prigionia»"

Sicchè, combattere i terroristi non aiuta a negoziare con loro... un formidabile esempio di fine analisi geopolitica. Quindi, siccome loro prendono ostaggi, le forze della coalizione non possono rispondere al fuoco (perchè di questo si tratta siccome si presume che D'Alema intenda operazioni di bombardamento strategico, e non il close air support degli ultimi mesi) perchè sennò lo interpretano come un gesto di ostilità. Affascinante. Questo il giorno dopo due autobombe con una sessantina di morti innocenti da parte degli "eroici resistenti iracheni", che peraltro secondo il nostro sarebbero dei bravi ragazzi che tutto sommato vogliono la pace, e con cui si può tranquillamente trattare. Chissà che poi ai terroristi non piacciano gli spaghetti e la barca a vela, così magari D'Alema li vorrebbe come suoi generi...
Bell'esempio di statesmanship da parte di uno che ambirebbe a cariche di governo, ed è stato premier.

[post in parte autocensurato dopo l'iniziale momento di incazzatura in cui l'ho scritto, per non contravvenire troppo alle mie stesse regole]

domenica, settembre 12, 2004

Il Foglio, Editoriale, 12/9/04.


A ottobre l’Afghanistan, un tempo la
centrale da cui partirono gli ordini
d’attacco alle due Torri, voterà per la prima
volta nella sua storia. Sarà un po’ una
lotteria o un gioco surreale tra diciannove
candidati, tanto è vero che i fieri afghani
si sono procurati schede elettorali
in eccesso di qualche centinaio di migliaia.
Sarà anche una lotteria sanguinosa,
perché la stabilizzazione di un paese
che ha vissuto secoli di anarchia, di frantumazione
etnica, linguistica e religiosa,
di guerre e avventure coloniali e post coloniali
e droghe forti al posto del pane
quotidiano, si scontra con la realtà della
guerra occidentale scatenata all’indomani
dell’11 settembre. E’ una guerra a bassa
intensità, con bombe appariscenti e intelligenti
che annichiliscono il nemico solo
quando lo trovano, che hanno effetti
collaterali (è il freddo termine tecnico
che designa le stragi non volute di civili)
talvolta tragici, ma è anche una guerra a
risparmio di energie sul terreno, incapace
di portare a un controllo del territorio
e alla formazione di uno Stato dotato del
monopolio della forza. I Talebani sono
stati sgominati come base armata e ideologica
dello Stato islamico, e cacciati da
Kabul, ma la loro ritirata strategica, consentita
dalla guerra debole e rapida, è finita
nella fatale riorganizzazione del
fronte di guerriglia islamista. Si è stabilito
un regime di condominio con i signori
della guerra tribale, e Hamid Kharzai, il
nostro figlio di puttana a Kabul, si
prova a emergere in condizioni
di sospensione politica, né guerra
né pace, come l’unificatore di
una nazione e il costruttore di
uno Stato moderno e tollerante
tra quelle montagne dell’Asia
centrale circondate da stragisti
islamo-ceceni di bambini e da
mullah iraniani che cercano di farsi
l’atomica puntando sulla divisione tra europei
e americani, con il bel contorno del
Pakistan diviso tra una carestosa fedeltà
di Pervez Musharraf all’occidente e le
mene alqaidiste di una parte dei servizi
segreti. Vaste programme, quello Kharzai,
ma ammirevole e senza alternative.
Il fronte russo è nello stato in cui è, come
dimostra la settimana che ha portato
mezzo migliaio di morti, attentati nel centro
di Mosca, due aerei passeggeri abbattuti,
il massacro di Beslan (e questi non
sono effetti collaterali tragici, sono il succo
e la fiduciosa e gioiosa sostanza volontaria
della guerra santa islamista contro
gli infedeli). Putin ha provato a evitare la
carneficina, non ha fatto alcun blitz come
hanno scritto mentendo per la gola ideologica
quei disgraziati fanatici dell’Unità
e molti altri corbellatori. Tutte le testimonianze,
anche della famosa stampa vip
e liberal, dicono che i soldati russi sono
stati colti impreparati da un incidene
culminato nella fucilazione nella schiena
di bambini in fuga, che ha determinato
l’intervento a loro difesa. Il blitz lo hanno
fatto i protetti ideologici di Padellaro e
M.me Verdurin, gli agenti del "terrorismo
delle vittime" (come dice Jean Daniel, di
cui ci occupiamo in prima pagina). E se
non credete al vostro autorevole New
York Times, titolisti disgraziati dell’Unità
e di molti altri giornali, credete almeno al
racconto dei bambini sopravvissuti al primo
giorno di scuola dell’era jihadista e
delle loro maestre, e chiedete scusa ai lettori
per i vostri riflessi automatici infingardi
e per le vostre chiacchiere. Sta di
fatto che, al contrario di George Bush e di
Ariel Sharon, due che alla guerra rispondono
difendendosi e difendendoci, il presidente
russo, che è alla guida di una democrazia
improvvisata dopo settant’anni
di comunismo sovietico, non ha un credibile
piano politico per uscire dal pantano
ceceno in cui la Russia ha rinnovato la
sua tradizione terribilista nella lotta per
preservare la fragile unità dello Stato, da
Ivan passando per Stalin e arrivando a
Vladimir. Glielo dice anche il Wall Street
Journal, e noi a ruota. E’ vero che bisogna
pur incominciare da qualche parte, e che
se una democrazia anche molto ruspante
ha un senso è perché rompe la continuità
autoritaria della storia che la precede,
ma bisogna sempre tenere conto del fatto
che è come chiedere al ministro dell’industria
italiano di risolvere la questione
meridionale entro la legislatura o a Kharzai
di trattare le sue regioni come la Confederazione
elvetica tratta i cantoni. Si
può tutto, come si vede dalla lunga tregua
in Irlanda ottenuta alcuni anni fa dopo
decenni di repressioni e insurrezioni sanguinose
nel cuore della civile Europa. Ma
ci vuole parecchia pazienza, e niente malafede.
Due doti che mancano ai critici
ideologici di Putin. Il presidente russo,
già cocco e compagnuccio di Chirac nelle
mene che portarono al veto all’Onu, il veto
petrolifero, già beniamino dei pacifisti
antiamericani, che ora gli si rivoltano
contro ingrati, ha aderito alla guerra preventiva
al terrorismo islamista. Un passo
avanti, che sarebbe da festeggiare se la
politica russa fosse sotto il controllo del
Congresso e della libera scelta dei cittadini
come succede in America, sebbene
l’America sia stata derubricata a non-democrazia
dagli ideologi di Micromega.
Sul fronte più importante di tutti, quello
di Israele, bisogna dire che Arafat è a
pezzi, e che nella decomposizione del suo
potere tribale laico si riflette la disperata
tragedia dei palestinesi, che meriterebbero
una classe dirigente capace di
trattare con Israele per avere l’indipendenza
nella sicurezza, perché con gli
israeliani, se non si ammazzano gli ebrei
negli autobus, si è visto negli anni 90 che
si può trattare. Sharon ha raccolto i cocci
del processo di pace distrutto da Arafat,
nel bel mezzo dell’intifada suicida e islamizzata,
con la più vasta guerra islamista
alle porte dell’occidente, come poteva e,
secondo noi, doveva. Con un duro e tragico
lavoro, che gli vale la diminuzione del
novanta per cento degli attentati contro i
civili israeliani (anche qui, non sono effetti
collaterali, sono stragi desiderate in
nome del paradiso e alimentate, in secondo
grado, dalla disperazione sociale)
e gli varrà l’ammirazione degli storici. Incassa,
naturalmente, l’odio feroce delle
persone compassionevoli, dell’egoismo
pacifista di ogni latitudine, e noi che non
vogliamo vedere gli ebrei buttati a mare
siamo felici di condividerne con lui una
sia pur piccolissima parte. Ma Sharon ha
un piano politico, il ritiro unilaterale da
Gaza degli insediamenti, intanto, e la costruzione
di un muro che sia lo scudo e il
simbolo di una sicurezza possibile nonostante
tutto. E il ritiro degli insediamenti
gli vale anche l’odio biblico di una parte
dei suoi, che Dio e lo Shin Bet gli risparmino
la sorte del grande Yitzak Rabin. E
che tenga sotto sorveglianza l’atomica iraniana,
meglio lui che l’Agenzia dell’Onu.
Anche in Iraq c’è un governo diretto da
un nostro figlio di puttana, Iyyad Allawi,
mentre Saddam è in galera. Vige una legge
amministrativa transitoria, c’è il bollo
dell’Onu, che era fuggita dopo il bombardamento
della sua sede ma è tornata e si
è un po’ data da fare, ci sono elezioni programmate
per il prossimo gennaio. Ma
anche lì la guerra è stata rapida e per
quanto possibile "umanitaria", centocinquantamila
soldati per un paese enorme
e popoloso e diviso in almeno quattro-cinque
confessioni ed etnie bollenti evidentemente
erano insufficienti, le operazioni
militari di una coalizione costretta sulla
difensiva dal tradimento di mezza Europa
e di mezzo occidente sono state improntate
alla risibile ricerca della conquista
dei cuori e delle menti del paese
sconfitto, che non ha mai avuto la sensazione
di quel che significhi essere nazione
vinta. Anche lì c’è stata la ritirata strategica
dei baathisti, protetti dall’amica Siria
e confinante, con gli sciiti è
difficile intendersi, sia perché
Bush padre, quando i neoconservatori
scrivevano articoli e non influivano
sulla politica estera, li lasciò
massacrare da Saddam insieme
con i curdi, sia perché una
parte degli sciiti non è così contemplativa
come il vecchio Sistani,
e Dio lo mantenga contemplativo
anche dopo elezioni che presumibilmente
vincerà, e poi sono in
azione congiunta gli agenti degli
ayatollah iraniani, gli emissari binladenisti
di al Zarqawi e qualche disinvolto
servizio segreto della vecchia cricca
franco-russo-saddamita (nessuno ce lo toglierà
di mente, anzi, ce lo ha ricordato
Chirac quando ha ottenuto la solidarietà
terrorista per la liberazione dei due giornalisti
francesi, che speriamo siano al più
presto liberi con le due Simone, un po’
meno protette da un governo che ha chiesto,
ma pensa quanto è cattivo Berlusconi,
di tagliare i finanziamenti europei ad
Hamas). Il risultato di tutto questo è che
Fallujah e Samarra sono nelle mani di si
sa chi, e gli eserciti privati del bandito al
Sadr sono incerti se continuare a sparare
o riciclarsi nel futuro governo iracheno.
Intanto sono stati ammazzati più soldati
americani dal passaggio dei poteri ad Allawi
ad oggi (148) che nella guerra del
marzo-aprile 2003 (138).
Stiamo perdendo, come domandò
Rumsfeld ai suoi qualche mese fa? No.
Stiamo combattendo. Bene e con coraggio,
ma con l’idea che il fronte principale
è quello poroso e infido dell’opinione
pubblica occidentale e dei suoi sondaggi.
Per questo bisogna che vinca Bush, e bisogna
rispondere a tono anche ai pundit
sciagurati che vogliono legare le mani all’occidente,
sconfiggere Bush, poi convincere
eventualmente Kerry a diventare
francese, e che ci ripetono, come fosse
una verità logica o politica, quanto costi
fare la guerra, perché il nemico terrorista
e islamista risponde. Quando comandavano
loro, la situazione era rovesciata. Il
nemico attaccava, e noi rispondevamo
con l’aspirina del dialogo o trattando il
terrorismo jihadista e islamista come una
qualunque organizzazione criminale. E fu
l’11 settembre. Mai più.

considerazioni del 12 settembre

Ieri sera ero al Carlo Felice a Genova per la messa in requiem di Verdi in onore dell'anniversario dell'11/9. Come potete immaginare è stato un momento piuttosto emozionante, e mentre ascoltavo le note del concerto ho riflettuto su alcune cose, tra le quali una leggera correzione di rotta che vorrei dare al progetto.
Mi spiego, e poi accetto riflessioni e contributi.

Finora molti dei post, compresi i miei, sono stati incentrati sulla barbarie del terrorismo islamico, sullo sdegno che esso ci provoca, sugli attacchi che vengono portati alla nostra civiltà sia dall'interno che dall'esterno.
Questo è accettabile, comprensibile, ma secondo me di utilità marginale.
Partiamo dal fatto che la nostra civiltà, la civiltà che ha prodotto quel Verdi che ascoltavo ieri sera è infinitamente superiore alla civiltà islamica, sostanzialmente rimasta ferma all'XI secolo e che da tempo immemorabile non fornisce contributi degni di nota al vivere civile del resto dell'umanità: il discorso sui veri meriti della cultura islamica è ben rappresentato, anche se con una certa veemenza, dalla Fallaci in "La forza della ragione".
Ed è proprio dall'esortazione della Fallaci che, a mio parere, dobbiamo cominciare a muoverci: dalla difesa a spada tratta della nostra cultura, dal contrasto di quelle posizioni che proprio dal suo interno ne minano le fondamenta senza rappresentare peraltro nessun tipo di dialettica costruttiva.
Mi riferisco alle posizioni antioccidentali fine a sè stesse di certo pacifismo orfano di ideologia*, o del narcisismo bugiardo (ma ben retribuito!) alla Moore. Mi riferisco alle battaglie di propaganda su basi false o puramente ideologiche o demagogiche che dominano le nostre cronache, diffondendo un nuovo tipo di Oppio dei popoli a tutto danno della convivenza democratica. Esempio: l'affermazione che la guerra in Iraq (l'ultima) sarebbe stata lanciata da Bush per ragioni economiche legate al petrolio, mentre basta un bimbo con una calcolatrice, i dati OPEC sulla produzione irachena (pre-1990, tanto per non sbagliare) una matita e un foglio di carta per accorgersi che l'affermazione non regge. Eppure, anche adesso "guerra per il petrolio" è la vulgata che la maggioranza del popolo prende come verità acquisita.
O alle cronache del conflitto in Palestina: quanti sanno, esattamente, che a Camp David è stato Arafat a mandare all'aria una pace con concessioni tanto generose per i palestinesi che i commentatori dubitavano che la Knesset le avrebbe accettate? Quanti riflettono sul fatto che i nostri TG passano sopra continuamente alle loro stesse parole:"...l'attentato è stato rivendicato dalle Brigate Al-Aqsa, braccio armato di Fatah. Il presidente Arafat ha condannato l'attentato"? Quindi Arafat è contro il terrorismo mentre i suoi diretti subordinati fanno saltare autobus? Possibile che nessuno di questi giornalisti iper-pagati ritenga che forse andrebbero spese due paroline su questo fatto?

Potrei continuare a lungo: il materiale non manca, purtroppo...

Quello che manca, sono le voci che si adoperano per la diffusione di una verità che vada oltre la propaganda: la rete pullula di siti della cosidetta controcultura (ad esempio quei cialtroni, altro in coscienza non posso definirli, di Indymedia, per restare in Italia, o i vari siti di "informazione" araba come quello citato da Ares nel suo post o la stessa Al Jazeera nella versione araba e non nella addomesticatissima versione inglese), ma mancano siti che contrastino queste vere e proprie centrali della propaganda rivolgendosi a un pubblico mainstream.

Quindi, quello che chiedo è: e se ci pensassimo noi?

Certo, non avremo mai le risorse che hanno gli altri: chissà come mai, quelli che si spacciano per poveri, emarginati, voci degli oppressi e quant'altro, poi hanno sempre soldi per pubblicare libri, riviste, comprare materiale, etc. Un altro dei bei misteri della nostra società.
Ma per iniziare serve poco, e credo che in questo modo potremmo dare un contributo concreto.

Idee su come fare?



*:ricordo infatti che il Movimento Pacifista nasce su decisione del COMINTERN, 1962, su proposta del Compagno Stalin come misura per indebolire la NATO. (citato dagli archivi del PCUS)

giovedì, settembre 09, 2004

altre sui post

In merito al problema se mostrare o meno le immagini delle conseguenze degli atti terroristici sul forum (vedi Ares in commento all'articolo di Severgnini) sono d'accordo, ma per non appesantire troppo, in ogni senso, il blog, vi invito a postare il link alle immagini, ma non le immagini stesse.
Sono naturalmente ammesse eccezioni, che lascio alla discrezione dei singoli contributori.

Inoltre: se qualche lettore avesse dei pezzi da proporre per la pubblicazione, scriva in commento a questo post, e io li pubblicherò. Per i meritevoli, "l'onore" di diventare contributori fissi.

breve commento e osservazione

Sull'utilità della guerra come strumento di lotta al terrorismo si sentono tante cose, ma a me viene sempre da pensare a un fatto, specie a commento di notizie come quelle di Jakarta.
Quanti attentati ci sono stati in America dall'11/9?

Zero.

Se voi foste il presidente degli Stati Uniti, e voleste minimizzare i danni economici, civili, e sociali del terrorismo, non avreste interesse a portare la guerra in casa del "nemico"? O di chiunque altro se è per questo?
Che Dubya non sia poi tanto stupido, ma bensì uno che semplicemente pensa che in prima linea stanno meglio i marines in Iraq che non gli analisti finanziari al WTC?

Io, che sono ferventemente filoamericano non ho mai creduto alla favola degli americani "buoni" (anche se sicuramente un americano medio in my experience ha 1000 volte più senso civico di un italiano medio, se è questo che intendiamo), credo anzi che gli USA anzitutto difendano i loro interessi, ma che fortunatamente più spesso che no questi coincidano con quelli delle altre democrazie occidentali. Credo che sia in questioni come questa che paesi come la Francia stanno sbagliando su tutta la linea, all'inseguimento di un sogno imperiale morto 40 anni fa in Algeria, e che il nostro paese invece si stia comportando insolitamente bene. Voglio dire: il filoarabismo ci aveva regalato Beirut, Achille Lauro, Fiumicino e i missili su Lampedusa, e questo in tempi ben più tranquilli...

E' anche su questioni come queste, credo, che si definisce il "successo" contro un fenomeno elusivo come il terrorismo.

non passa giorno...

http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/3641182.stm

http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/3639922.stm

regole di ingaggio

Io il j'accuse lo faccio a me stesso per aver colpevolmente dimenticato di tracciare delle sommarie regole per i post, cosa che provvedo subito a fare.
1) pertinenza: questo mi sta politicamente a cuore per un risvolto, ossia la politica italiana. Visto la nostra innata tendenza alla guerra civile come popolo, eviterei riferimenti alla politica nostrana per quanto possibile, cercando di confinarli all'ambito strettamente pertinente alla discussione in corso. Evitiamo l'italico vizio della globalizzazione delle puttanate, per cui se qualcosa succede da qualche parte, è sempre per vantaggio o svantaggio di maggioranza o opposizione. E' una cosa noiosa oltre che idiota.
2) moderazione: se qualcuno posta su questo forum, per favore si ricordi a chi parla. Non siamo qui per fare proselitismo o per convincere gli indecisi, sono altri i luoghi per questo, ma bensì per cercare soluzioni a un problema che tutti sentiamo come attuale. Quindi, considerando che siamo tra "amici", parliamo come se parlassimo ad amici. Poi semmai si possono concertare azioni su forum pubblici, e lì magari la moderazione si può lasciare a casa, tanto per scuotere un po' le coscienze :)
3) documentazione: uno degli obiettivi del blog è anche di raccogliere materiale interessante per il tema che trattiamo, quindi linkate a volontà
4)NO FLAME!- per favore, niente litigate fine a sè stesse sul blog. Se proprio non riuscite a placare gli dei della guerra, almeno mantenete le discussioni entro un limite accettabile. Ovviamente mi riservo il diritto di giudicare tale limite :)

Per ora mi sembra sufficiente.

suggerimento per una mini azione

In alcuni campi abbastanza limitati, i terroristi con me hanno già vinto. Per l'inclusione della Turchia nella UE, ad esempio: una volta ero favorevole, ora sono ferocemente contrario, specie dopo che anche quelli che dovrebbero ben ricordare la lezione di Ataturk hanno preferito l'entente con il panislamismo piuttosto che gli obblighi morali che l'appartenenza alla NATO (per non parlare dell'alleanza con Israele o dei miliardi di $ che prendono dagli americani) comporterebbe.

Quindi, ecco un'idea piccola piccola: cominciamo a mandare email ai "nostri" parlamentari europei, esprimendo la nostra contrarietà all'ingresso turco nell'Unione. Non servirà a niente probabilmente, ma non si sa mai.

taqiyya

ossia: la santa dissimulazione, l'autorizzazione che il musulmano ha di mentire agli infedeli

vedete il link nel titolo, suggerisco una lettura completa, ma intanto eccone alcuni estratti:

"Taqiyya has been used by Muslims since the 7th century to confuse and split 'the enemy’. A favored tactic was ‘deceptive triangulation’; to persuade the enemy that jihad was not aimed at them but at another enemy. Another tactic was to deny that there was jihad at all. The fate for such faulty assessments by the target was death. "

"Rather than admitting that a proposition concerning a state of affairs can be partly true, an Islamic spokesman will deny a claim or proposition in absolute terms. For example, “It is impossible to be a Muslim and a terrorist’ , which is false and ‘Islam forbids suicide’, which is true, but irrelevant as suicide or martyrdom attacks are not forbidden in the Koran."

problemi tecnici

Per qualche motivo oggi il blog non si vuole aggiornare. Mi dicono sia Blogger.com che ha dei problemi, mi scuso con chi avesse provato a postare e non ci sia riuscito.

mercoledì, settembre 08, 2004


Nord Ossetia, Settembre 2004
chiamatemi retorico, ma credo che questa immagine davvero valga più di mille parole

survival of the fittest

Come purtroppo prevedevo, neanche sono finiti i funerali delle vittime della Scuola n.1 e già l'attenzione dei politici si sopsta su come utilizzare la tragedia a fini interni. Non che io sia un'anima pia: la politica è un mestiere sporco per definizione, ma credo che qui sfugga a molti la scala del problema.
Di fronte a un tentativo di conquista da parte di forze ostili (perchè nello specifico del Caucaso la situazione è quella, ma è estensibile a tutto l'occidente), non si può reagire cercando un punto in più alla prossima elezione. In ballo c'è la sopravvivenza, e se quella interessa meno del tornaconto politico, è un segno veramente pessimo.
Altra osservazione: ieri rapiscono due pacifiste e il mondo politico intero insorge. Da parte mia vorrei sapere perchè la vita di una volontaria vale di più di quella di una guardia italiana o di un camionista nepalese.
Sign of the times, suppongo.

martedì, settembre 07, 2004

invito

Una cosa: se trovate qualche materiale interessante in giro per la rete, linkate pure nei commenti, mi raccomando!

lunedì, settembre 06, 2004

psicoguerra

http://www.conservativetruth.org/article.php?id=164

leggete e poi ditemi se qualcuno conosce il prezzo della pelle di porco all'ingrosso? ne potremmo mandare un container come aiuti umanitari alla cecenia...
chiedo scusa per la crudezza, ma sono ancora un pochino scosso dagli ultimi avvenimenti.

domenica, settembre 05, 2004

le ragioni della lotta....

Qualcuno vuole negoziare con gente come questa?

a cosa vorrei arrivare

Una prima idea, strettamente work in progress, su a che cosa vorrei che arrivasse questo progetto.
Vorrei arrivare ad avere una proposta per una associazione culturale che abbia le seguenti caratteristiche
1) lecita (attenzione: non intendo questo in senso morale, ma semplicemente dico che in galera non serviamo a nessuno...)
2) finanziabile da terzi
3) con buone PR: con questo intendo che sia assertiva senza essere estremista, per non essere relegati negli spazi bui dell'associazionismo settoriale. Lo scopo è quello di parlare a una platea non molto vasta ma neanche eccessivamente di nicchia, almeno per quello che riguarda l'immagine esteriore. Dobbiamo essere in grado di raccogliere fondi, essere presentabili sui media, e fornire un messaggio chiaro al nostro "pubblico"
4) che abbia un progetto ben definito su come intervenire nella guerra (io la chiamo già così, penso che gli eufemismi siano inutili a questo punto) che incombe su di noi

Idee?


sabato, settembre 04, 2004

citazioni

un paio di citazioni che mi sembrano adatte allo zeitgeist:

In war there is no substitute for victory. - Douglas Mac Arthur

You may not be interested in war, but war is interested in you. - Trotsky

Spiegazioni

Il post che vedete immediatamente prima di questo, è un mio post di stamani sul forum del Corriere.it sul terrorismo. La strage in Ossezia mi ha spinto a finalmente iniziare questo blog, anche se è un'idea che ho da tempo, forse, in nuce, da quel pomeriggio di settembre di 3 anni fa...
In poche parole, cosa vorrei ottenere: un progetto di massima su cui basare un'azione di contrasto a quello che sta avvenendo alla nostra cultura: un imbarbarimento generale in nome di un multiculturalismo miope e a senso unico; un eccessivo giustificazionismo nei confronti di coloro che odiano la nostra civiltà, e in generale un rinnegare i valori fondanti di quella cultura occidentale che, malgrado tutti i suoi difetti rappresenta la più forte luce di civiltà e prosperità di questo pianeta.
Mi arrogo il ruolo di moderatore, ma sarò molto tollerante, per cui criticatemi pure, anche a muso duro: ho la pelle spessa...
Ogni contributo, link, post, è il benvenuto: la conoscenza è la nostra forza come civiltà, usiamola!


Allah è morto

Ieri, Allah è morto: era uno di quei bimbi uccisi da coloro che proclamano di agire in suo nome.Oggi, leggo tanti discorsi su pace e fermezza e persino i soliti imbecilli per cui se dei terroristi fanno saltare in aria dei bimbi poi la colpa è della polizia, basta che ciò supporti i loro pregiudizi politici (perchè li pubblicate, a proposito: per dimostrare quanto cinici e idioti possono essere degli italiani dotati di computer e internet??). La mia opinione, di ex-multiculturalista, è purtroppo diversa: lo spazio per il dialogo è finito, dopo un simile orrore rimane solo il fatto puro e terribile della guerra. Cosa servono dialogo e fermezza con chi è tanto lontano dai nostri valori? su quali argomenti potremmo mai ritrovarci d'accordo? come si può giungere a un compromesso con chi ritiene accettabile rapire e poi uccidere centinaia di bambini e le loro famiglie?Devono essere eliminati, e con loro tutto il tessuto sociale e culturale che sfortunatamente li sopporta. Questo a pena della nostra stessa sopravvivenza. Non avrei mai voluto che accadesse, lo dico anche per gli amici musulmani che sono così fortunato da avere, ma temo che il tanto paventato scontro di civiltà sia infine arrivato tra noi, furibondo irrazionale e sanguinario: la bestia è già tra di noi, e ieri ha mostrato il suo grigno. Prenderà sempre più coraggio, e non se ne andrà fino a che non sarà sazia. Che dio, qualunque dio, ci aiuti: io ormai ho perso la speranza.

venerdì, settembre 03, 2004

inizio

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