domenica, settembre 12, 2004

considerazioni del 12 settembre

Ieri sera ero al Carlo Felice a Genova per la messa in requiem di Verdi in onore dell'anniversario dell'11/9. Come potete immaginare è stato un momento piuttosto emozionante, e mentre ascoltavo le note del concerto ho riflettuto su alcune cose, tra le quali una leggera correzione di rotta che vorrei dare al progetto.
Mi spiego, e poi accetto riflessioni e contributi.

Finora molti dei post, compresi i miei, sono stati incentrati sulla barbarie del terrorismo islamico, sullo sdegno che esso ci provoca, sugli attacchi che vengono portati alla nostra civiltà sia dall'interno che dall'esterno.
Questo è accettabile, comprensibile, ma secondo me di utilità marginale.
Partiamo dal fatto che la nostra civiltà, la civiltà che ha prodotto quel Verdi che ascoltavo ieri sera è infinitamente superiore alla civiltà islamica, sostanzialmente rimasta ferma all'XI secolo e che da tempo immemorabile non fornisce contributi degni di nota al vivere civile del resto dell'umanità: il discorso sui veri meriti della cultura islamica è ben rappresentato, anche se con una certa veemenza, dalla Fallaci in "La forza della ragione".
Ed è proprio dall'esortazione della Fallaci che, a mio parere, dobbiamo cominciare a muoverci: dalla difesa a spada tratta della nostra cultura, dal contrasto di quelle posizioni che proprio dal suo interno ne minano le fondamenta senza rappresentare peraltro nessun tipo di dialettica costruttiva.
Mi riferisco alle posizioni antioccidentali fine a sè stesse di certo pacifismo orfano di ideologia*, o del narcisismo bugiardo (ma ben retribuito!) alla Moore. Mi riferisco alle battaglie di propaganda su basi false o puramente ideologiche o demagogiche che dominano le nostre cronache, diffondendo un nuovo tipo di Oppio dei popoli a tutto danno della convivenza democratica. Esempio: l'affermazione che la guerra in Iraq (l'ultima) sarebbe stata lanciata da Bush per ragioni economiche legate al petrolio, mentre basta un bimbo con una calcolatrice, i dati OPEC sulla produzione irachena (pre-1990, tanto per non sbagliare) una matita e un foglio di carta per accorgersi che l'affermazione non regge. Eppure, anche adesso "guerra per il petrolio" è la vulgata che la maggioranza del popolo prende come verità acquisita.
O alle cronache del conflitto in Palestina: quanti sanno, esattamente, che a Camp David è stato Arafat a mandare all'aria una pace con concessioni tanto generose per i palestinesi che i commentatori dubitavano che la Knesset le avrebbe accettate? Quanti riflettono sul fatto che i nostri TG passano sopra continuamente alle loro stesse parole:"...l'attentato è stato rivendicato dalle Brigate Al-Aqsa, braccio armato di Fatah. Il presidente Arafat ha condannato l'attentato"? Quindi Arafat è contro il terrorismo mentre i suoi diretti subordinati fanno saltare autobus? Possibile che nessuno di questi giornalisti iper-pagati ritenga che forse andrebbero spese due paroline su questo fatto?

Potrei continuare a lungo: il materiale non manca, purtroppo...

Quello che manca, sono le voci che si adoperano per la diffusione di una verità che vada oltre la propaganda: la rete pullula di siti della cosidetta controcultura (ad esempio quei cialtroni, altro in coscienza non posso definirli, di Indymedia, per restare in Italia, o i vari siti di "informazione" araba come quello citato da Ares nel suo post o la stessa Al Jazeera nella versione araba e non nella addomesticatissima versione inglese), ma mancano siti che contrastino queste vere e proprie centrali della propaganda rivolgendosi a un pubblico mainstream.

Quindi, quello che chiedo è: e se ci pensassimo noi?

Certo, non avremo mai le risorse che hanno gli altri: chissà come mai, quelli che si spacciano per poveri, emarginati, voci degli oppressi e quant'altro, poi hanno sempre soldi per pubblicare libri, riviste, comprare materiale, etc. Un altro dei bei misteri della nostra società.
Ma per iniziare serve poco, e credo che in questo modo potremmo dare un contributo concreto.

Idee su come fare?



*:ricordo infatti che il Movimento Pacifista nasce su decisione del COMINTERN, 1962, su proposta del Compagno Stalin come misura per indebolire la NATO. (citato dagli archivi del PCUS)