venerdì, dicembre 17, 2004

Gallipoli, bel suol d'amore...

Giorni di calma relativa, a parte comparsate vocali dei soliti Osama & c.

L'unico spunto di riflessione mi viene dai colloqui della Turchia per l'entrata nella UE.
Sono incerto: il mio sentimento attuale è di feroce opposizione all'ingresso, ma mi ricordo che prima dell'11/9 invece ero a favore. Sembra passata un'eternità...

Comunque, anche prescindendo dalla lotta al terrorismo, ultimamente ho la marcata impressione che l'Unione stia acquisendo una sorta di diabolico movimento inerziale. Mi sembra che la normale e patologica mancanza di una visione politica comune non solo a tutti i paesi membri, ma anche agli stessi organi di governo di Bruxelles, stia producendo effetti degeneri.
Lasciamo stare l'Iraq per carità di patria (europea).
Sull'Iran e il nucleare, grazie agli interessi contrapposti di politica estera vs. guadagni dei campioni industriali nazionali, stiamo riuscendo a fare la figura degli idioti di fronte al mondo intero, con la nostra diplomazia che si fa prendere in giro da un branco di ayatollah semianalfabeti che se non avessero il terrore di quello che succederà una volta che gli USA avranno finito con l'impegno in Iraq nemmeno ci farebbero la cortesia di fingere ma ci manderebbero direttamente a quel paese.
In Ucraina siamo riusciti a provocare uno scontro senza precedenti da 15 anni con la Russia per seguire l'avventurismo di basso profilo di alcuni paesi membri che sognano di avere le proprie brave mini-zone di influenza. Intendo: va bene supportare la "democrazia" anche quando tutto quello che ci interessa di questa sono le quote di mercato che ci vengono, ma dimenticarsi nel farlo che esistono anche interessi nazionali vitali di altri paesi è quantomeno naif. Come pure accorgersene a frittata fatta, e poi nemmeno riuscire a mettere insieme uno straccio di posizione comune. Risultato: everybody loses, e vedremo come andrà a finire.
In Turchia, e qui torniamo al "tema di oggi", non si capisce cosa vogliamo. Dico davvero.
Crediamo davvero che il mondo islamico prenda l'ingresso della Turchia nella UE come un "segnale positivo"? Per la stessa logica, le riforme di Ataturk avrebbero dovuto segnare uno spartiacque nella storia dell'Islam, invece che un episodio isolato.
E poi: siamo pronti a caricarci del "problemino" di un paese che confina con luoghi ameni come Iran, Iraq, Siria e si affaccia sulla polveriera caucasica? Ma se non riusciamo a respingere due gommoni di merda a Lampedusa, come faranno i Turchi (ammesso che lo vogliano!) a fermare la gente che vorrà entrare?
O dei milioni di Turchi che vivono a livelli culturali ed economici lontani anni luce persino dagli ultimi nuovi entrati? Avete presente le montagne dell'Anatolia? Hanno presente i signori di Strasburgo quanto può costare "armonizzare" il loro reddito con quello di un contadino della bassa padania o della baviera?
Credo insomma che sia in atto un colossale atto di rimozione da parte delle nostre istituzioni, che peraltro sono totalmente de-responsabilizzate e prive di accountability. Che rispondono in maniera schizofrenica a esigenze sempre diverse e spesso contrapposte dei diversi gruppi di potere politici ed economici del continente.
E che non hanno idea alcuna di quella che è la strada futura dell'Europa.
Forse perchè non ce l'ha nessuno, veramente.
Nella migliore delle ipotesi, il voto di ieri del parlamento europeo ci avrà caricato di un compito immane dalla ricompensa incerta.
Nella peggiore, avrà assassinato l'Unione stessa.
Dieci anni, e poi vedremo...