martedì, novembre 02, 2004

crociate e distorsioni storiche

Siccome continuo a leggere un mare di fandonie sulle crociate, da una parte e dall'altra, credo che urgano alcune osservazioni (non particolarmente colte, magari, ma a volte leggendo alcuni post sembra che la gente non abbia neanche mai letto un bignamino qualsiasi...).
Innanzitutto, le Crociate come guerra di aggressione: questa è la bugia più colossale di tutte, e la madre di tutte le altre. Come si può in buona fede dimenticare che prima della I crociata l'Islam da più di 300 anni conduceva una campagna di aggressione e conquista territoriale nei confronti della cristianità? Che la gran parte dei territori musulmani erano cristiani fino alla conquista e alla conversione forzata (difficilmente vedo in maniera diversa da una forzatura il fatto che i non-musulmani avessero diritti inferiori nei territori sottomessi)? E che solo Carlo Martello aveva fermato l'espansione verso l'Europa? Inoltre, la prima crociata viene dichiarata anche perchè il governante musulmano dell'epoca aveva deciso di proibire i pellegrinaggi dei cristiani verso il santo sepolcro, che prima erano invece consentiti. Vorrei capire perchè, per persone per cui una passeggiata di Sharon costituisce un casus belli, invece gli stati cristiani dell'epoca, con un sentimento religioso di ben diversa intensità dal nostro, dovevano accettare questa offesa mortale senza reagire.
L'altra grande superficialità di molti nel trattare l'argomento è poi a proposito proprio di questo, del lato spirituale, probabilmente per contaminazione da parte del concetto storiografico marxista. Spesso cioè si ignora la sincera (almeno per una gran parte dei partecipanti) dimensione ideologica delle crociate, distorcendole attraverso un approccio alla realtà e alla spiritualità improntato al totale materialismo, che appartiene però solo al mondo post-industriale. Intendiamoci, c'era sicuramente chi nella crociata vedeva solo un'opportunità d'affari, ma questo non esaurisce le motivazioni di chi, fossero nobili o contadini, vi partecipava anche o soltanto per un reale sentimento religioso. Chi ignora la diversa mentalità dell'epoca commette quindi una leggerezza madornale.In ogni caso poi, non è realistico nè logico inquadrare le crociate al di fuori dello stato di guerra più o meno costante in atto tra l'europa cristiana e gli stati musulmani, essenzialmente ininterrotto dal VII secolo fino alle porte del XIX, quando la supremazia tecnologica e militare europea era divenuta insostenibile per i sempre più decadenti paesi islamici. Sarà pure retorico invocare l'assedio di Vienna come novella Poitiers, ma rimane il fatto storico di un espansionismo islamico costante e pericoloso nei secoli, di fronte al quale fanno un po' ridere quelli che invocano le crociate come offesa e aggressione all'Islam, che quindi si vorrebbe pacifista, quasi gandiano ante-litteram.
Ed è proprio qui il punto del mio discorso: nessuno qui (spero!) vorrebbe tornare ai tempi di San Giovanni d'Acri, il Saladino, l'assedio di Gerusalemme etc. Però, vorrei che chi evoca lo spettro delle crociate avesse la necessaria serenità intellettuale per inquadrarle nella realtà del loro tempo, e non usarle come strumento di pessima propaganda per gli stolti.
Come fa Bin Laden, guarda caso...