sabato, ottobre 09, 2004

Occhio per Occhio

da "Il Foglio", sabato 9 Ottobre 2004. Sottoscrivo e ricopio: è un classico caso di "non avrei saputo esprimermi meglio".
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Occhio per occhio

Dopo Bigley: quand’è che ci decidiamo a impiccare Saddam Hussein?

E’vero che dopo l’antica è venuta la
nuova alleanza, è vero che ripugna
la sola idea di essere contaminati dai
mezzi usati da questo tipo di nemico, è
vero che il nemico bisogna amarlo mentre
lo si combatte, e solo se lo si combatta
è possibile riscattare l’inimicizia nell’amore,
ma la realtà politica va affrontata
per quello che è. Gli islamisti radicali
decapitano ritualmente gli “ostaggi
giusti”, mandano al loro e al nostro mondo
il messaggio della forza legale e profetica
del jihad decapitatore, noi ci dividiamo
tra chi resiste e chi paga riscatti,
tra chi cerca con fatica di concepire e
realizzare il contrattacco al terrorismo
islamista e chi ringrazia la resistenza
per i suoi buoni uffici resi agli “ostaggi
sbagliati”, quelli che salvano la testa in
cambio della promessa di leggere i volumi
rilegati del Corano. Loro fanno la
loro parte facendo esplodere i martiri e
martirizzando la gente che sale su un
bus, noi discutiamo se sia civile erigere
un muro di dissuasione in Israele, e le
nostre vecchie barbe sottilizzano ex
cathedra: è paragonabile un danno collaterale
in battaglia a un processo islamico
che commina la pena come per
Ken Bigley? Loro si prendono gioco di
noi, fanno il gatto islamico con il topo
francese, scrivono doppi comunicati come
Hamas, eccovi sedici morti civili freschi
freschi a Beersheba ed eccovi la richiesta
di rilascio di due giornalisti
ostaggi per sbaglio, ma noi stiamo lì a
domandarci se per isolare il terrorismo
nelle coscienze inconcusse dell’islam
moderato non sia il caso di rinunciare a
colpire gli sceicchi del terrore, i capi del
partito armato jihadista. Ma quando ci
decidiamo a impiccare Saddam Hussein?
Quando ci decidiamo a usare in
modo persuasivo quel linguaggio della
forza che invece ci limitiamo a balbettare,
trepidi e insicuri, paurosi di stabilire
quella radicale simmetria tra amico e
nemico che è sempre stata propria di
tutte le guerre, compresa quella che ci
ha dato la libertà di scrivere e parlare e
praticare culti diversi e integrare milioni
di musulmani in Europa e in America?
Quando ci decidiamo a far calare il
prezzo del petrolio imponendo una tassa
di guerra e un regime di austerità improntato
all’autonomia energetica dell’occidente?
Quando faremo entrare nell’era
della pubertà la nostra diplomazia
virginale e adolescente? Quando faremo
pagare il prezzo politico della divisione
a chi divide? O pensate che sia possibile
affrontare e vincere una guerra religiosa
e di civiltà con la mala educatión
di Pedro Almodóvar?